l’ipocondria è una scatola cinese

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Russian Doll è una brillante serie TV, una rappresentazione tragicomica e psichedelica del tentativo umano di uscire dal loop esistenziale nel quale ci si può cacciare. Nadia è una donna dai modi spigolosi che continua a morire e rinascere, intrappolata nel giorno del suo 36esimo compleanno. Le sue giornate ricominciano non uguali a se stesse ma con piccole differenze che poi diventano sempre più grandi. Si sforza di venirne a capo e, passando attraverso stati confusionali, riesce a comprendere la chiave dell’enigma che la tiene relegata nel suo purgatorio urbano. La città che fa da cornice a questa vicenda è New York, il luogo che rappresenta la moderna difficoltà di incontrarsi con gli altri. La svolta si verifica quando la protagonista incrocia il destino di un altro uomo in trappola come lei. Sarà proprio la capacità di instaurare una relazione profonda basata sull’esercizio di reciproca umanità che segnerà l’inizio di un nuovo finale. Nadia abbandona la piatta eternità per riacquistare una più calda e rinnovata caducità terrena.

La storia di Nadia mi ha fatto ripensare ad uno scritto psicoanalitico, nel quale si parlava dell’importanza di accogliere i pensieri di morte e ricollegarli ad un percorso di crescita spirituale. Di contro, la tendenza ipocondriaca ad allontanare l’idea di caducità tramite fantasie di controllo ci relegherebbe ad uno stato di sviluppo più arcaico e senza sbocco.

La capacità di riconoscere la finitezza della propria esistenza, di accettarla e di agire in accordo con questa scoperta dolorosa, senza cadere in più o meno nascosti dinieghi, può essere la più grande conquista psicologica. Qualcosa che alcuni autori hanno ricondotto ad esperienza mistica o spirituale. Per Kohut si tratta di una conquista dell’Io che prevede l’abbandono dell’insistenza narcisistica e del godimento dispotico per l’accettazione di valori realistici, fino a giungere all’accettazione intellettuale ed emotiva del fatto che noi stessi siamo transitori. Il Sé investito di libido narcisistica è limitato nel tempo e ci tiene rinchiusi in una eterna matrioska.

La trasformazione del narcisisimo di Nadia assume forme gioiose nella scena finale. Assistiamo ad un festoso carnevale per le strade di New York, una parata alla quale partecipano diverse umanità che condividono in modo chiassoso la loro feroce voglia di esorcizzare il concetto di finitezza dilatando i loro confini per mescolarsi l’un l’altro.





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